domenica 17 maggio 2009

Lettera di risposta del capo indiano Seathl della lega Duwanish

La lettera che pubblichiamo è la risposta che il capo indiano Seathl della lega Duwanish inviò al Presìdente americano Franklin Pearce nel 1854, quando venne proposto l'acquisto di tutte le terre indiane, ad eccezione di una riserva. L'anno successivo le terre vennero invase da minatori e coloni. La guerra durò tre anni prima di piegare definitivamente la resistenza indiana. Questa lettera rappresenta un esempio di grande dignità, di spiritualità e di profondo legame degli uomini con la loro terra. Un documento lungimirante sui pericoli e le compromissioni che l'ambiente avrebbe subito.



«Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli non ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi considereremo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l'uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo SeathI, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aría o dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi?

Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nell'esperienza dei mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo rosso.

I morti dell'uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare fra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostre sorelle. Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore dei corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò, quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Quindi noi considereremo la vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile, perché questa terra per noi è sacra.

L'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua, ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita dei mio popolo. Il mormorio dell'acqua è la voce dei padre di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli ed anche vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che usereste con un fratello.

L'uomo rosso si è sempre ritirato davanti all'avanzata dell'uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole dei mattino.

Noi sappiamo che l'uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un'altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e, quando l'ha conquistata, egli si sposta,lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra, e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate. Il suo appetito dividerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.

Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell'uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l'uomo rosso è un selvaggio e non capisce. Non c'è alcun posto quieto nelle città dell'uomo bianco. Alcun posto in. cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore delle città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai lì la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o i discorsi delle rane attorno a uno stagno di notte? L'indíano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie di un lago o l'odore dei vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.

L'aria è preziosa per l'uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro, l'animale, la pianta, l'uomo, tutti partecipano dello stesso respiro. L'uomo bianco non sembra accorgersi dell'aria che respira e, come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l'uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori del prati. Perciò noi considereremo l'offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L'uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Ho visto migliaia di bísonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall'uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. lo sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per vivere. Che cosa è l'uomo senza gli animali? Se tutti gli animali se ne andassero, l'omo morrebbe di una grande solitudine di spirito. Poiché qualunque cosa capita agli animali, presto capita all'uomo. Tutte le cose sono collegate.

Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi. Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa egli faccia alla terra, la fa a se stesso. Ma noi considereremo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilito per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa poco dove spenderemo il resto dei nostri giorni.

I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta essi passano i giorni nell'ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il nostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l'uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo. Noi sappiamo una cosa che l'uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell'uomo e la sua compassione è uguale per l'uomo rosso come per l'uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti. Ma nel vostro sparire brillerete vivídamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra e sull'uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno tutti massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell'odore di molti uomini, la vista delle colline rovinata dal fili del telegrafo. Dov'è la boscaglia? Sparita. Dov'è l'aquila? Sparita. E che cos'è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l'inizio della sopravvivenza. Perciò noi conidereremo l'offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo, sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri pochi giorni come desideriamo. Quando l'ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra e il suo ricordo sarà solo l'ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo. Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi venderemo la nostra terra, amatela come l'abbiamo amata noi. Abbiatene cura come ne abbiamo avuto cura noi. Conservate in voi la memoria della terra com'essa era quando l'avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per I vostri figli e amatela come Dio ci ama tuttí».

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