domenica 8 novembre 2009

Rifiuti tossici all'Elba

Ieri sul Manifesto c'era questo articolo sconvolgente, leggete cosa è accaduto
a largo dell'isola d'Elba...senza parole!
* | Andrea Palladino "il Manifesto" 07/11/09
All'Elba, pesci morti nelle reti dei pescatori
È il cinque luglio scorso. Il battello della Ong tedesca Green
Ocean ha appena avvistato la nave tedesca Toscana - battente bandiera
maltese - mentre getta almeno un container in fondo al mare, di fronte
all'isola d'Elba. Passano appena 48 ore e i pescatori di Marciana vedono
i pesci morire. Forse un caso o, molto probabilmente, l'ulteriore
conferma che il crimine ambientale delle navi dei veleni non è una
leggenda dei mari. La denuncia arriva direttamente da chi ha avvistato
il mercantile armato di gru, alle prese con i movimenti sospetti di
containers al largo della costa toscana. «Ho parlato con i pescatori -
racconta Robert Groitl, comandante della nave Thales della Green Ocean -
e mi hanno confermato tutto». Non solo. Fino a qualche settimana fa
«anche i pescatori di Livorno hanno raccontato che nei giorni successivi
all'individuazione della nave Toscana nelle loro reti hanno visto molti
pesci morti».


Almeno uno dei container abbandonati probabilmente dal Toscana è
ora a 120 metri di profondità, a nord dell'Elba. È stato individuato
dalla nave Alliance della Nato, intervenuta su richiesta dell'Ente parco
dell'Arcipelago toscano, guidato da Mario Tozzi. La moria della fauna
marina è ora il sintomo preoccupante dell'eventuale presenza di rifiuti
tossici all'interno del contenitore gettato in mare. Un allarme che
ovviamente dovrà essere confermato da analisi mirate e urgenti. «Ma
qualcuno ha effettuato dei prelievi dell'acqua? Qualcuno ha analizzato
il pescato», chiede Robert Groitl.
Il ricercatore della Green Ocean il mare lo conosce bene. Conosce
anche molto bene il mondo della navigazione, essendo stato capitano di
mercantili. «Accade molto spesso di vedere buttare in mare rifiuti
tossici - racconta - è una cosa comune. Qualcuno paga molto bene
l'equipaggio, fa caricare i container per scaricarli in mare». Quello
che colpisce è però il luogo scelto. In un recente reportage della
televisone franco-tedesca Arte sono state mostrate le immagini di navi
europee che scaricavano centinaia di bidoni al largo dell'Atlantico,
dove le fosse oceaniche raggiungono profondità altissime. Perché dunque
puntare sul Tirreno? «Dipende dalla rotta, chiaramente», spiega Robert
Groitl. «La posizione della zona a nord dell'Elba - continua - è poi
ideale, perfetta. Ci sono tanti residui della guerra, bombe, aeroplani,
sommergibili, c'è tanta roba sott'acqua in quella zona, relitti segnati
sulle carte nautiche». Come al largo della Calabria, dove la storia del
relitto di Cetraro - ancora da chiarire in molti aspetti - è stata
chiusa dal ministero dell'Ambiente spiegando che si trattava per
l'appunto di una nave affondata nel 1917. «Se buttano qualcosa vicino ai
vecchi relitti gli strumenti si confondono - continua il racconto il
ricercatore tedesco - è difficile individuare container o fusti». È come
il famoso racconto di Poe, la lettera rubata: per far sparire qualcosa
devi metterla magari in evidenza, ma dove però nessuno andrebbe a cercare.
Ora sappiamo che in un punto individuato da una nave della Nato
c'è un container probabilmente buttato a mare dall'equipaggio della nave
Toscana, intestata all'armatore tedesco Bertling FH, come risulta da
un'ispezione della nave effettuata in Lituania lo scorso luglio;
sappiamo che in quella zona starebbero morendo dei pesci, come
raccontano alcuni pescatori. E sappiamo che chi ha buttato quel
container ha cercato di speronare il battello degli ambientalisti
tedeschi mentre cercavano di fotografare l'operazione. Il ministero
dell'ambiente non ha, però, ancora attivato nessuna procedura
d'intervento, perché «ad oggi non è stato ancora avvisato», spiega il
portavoce del ministro Stefania Prestigiacomo. Eppure la Capitaneria di
Porto è stata subito allertata e immediatamente, già a luglio, si è
attivata inviando una relazione alla Procura di Livorno. L'inchiesta dei
magistrati è già partita da questa estate con l'acquisizione del
materiale fotografico realizzato dall'equipaggio della Thales. E la
stessa capitaneria, subito dopo la segnalazione, cercò di raggiungere il
mercantile, intervenendo immediatamente. All'appello manca solo il
ministero della Prestigiacomo, che, d'altra parte, a Cetraro è
intervenuto dopo un mese e mezzo dal ritrovamento del relitto. La Ong
tedesca sta seguendo da vicino l'intera vicenda, anche perché in
Germania la storia delle navi dei veleni non è passata innosservata.
Robert Groitl - che per primo denunciò il caso - è stato minacciato
direttamente, subito dopo l'avvistamento del Toscana. «Mi sono arrivate
due o tre telefonate anonime - racconta - dicendomi di stare zitto, di
fare attenzione alla mia nave, e alla mia vita». Chi organizza i
traffici criminali di rifiuti sa che in questi casi il silenzio e le
coperture sono essenziali.

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